Non tutti nella capitale

Raccontare per cambiare: una chiacchierata con Gesù

Si può presentare un libro con una scheda tecnica. Io ho preferito immaginare una conversazione. Con Gesù di Nazareth.

Non per fargli recensire il mio romanzo, ma perché nessuno ha raccontato storie capaci di cambiare il mondo come ha fatto lui.

Anche la mia, nel suo piccolo, nasce con quell’intento: provare a spostare qualcosa — in chi legge, e forse anche un po’ nel mondo.

  • Ciao, grazie ancora per aver accettato.
  • Figurati, mi piace parlare con la gente.
  • Ci eravamo già visti, ti ricordi? Abbiamo parlato del  Vangelo di Marco
  • Certo che mi ricordo, era stata una chiacchierata interessante. Se ho capito bene vuoi parlare del tuo nuovo libro, “Non tutti nella capitale”?
  • Sì, grazie di averlo letto. Che ne pensi?
  • Sono un povero falegname, non è che mi intenda granché di libri. Forse avrei dovuto scriverne … col senno di poi.
  • Ma circolano diversi libri a tuo nome?
  • Sì, ma li ho fatti scrivere a dei ghost writers. Alla fine hanno scritto quello che volevano loro, e si sono anche tenuti le royalties. Comunque parliamo del tuo: non è proprio un giallo, ha un’aria un po’ sognante, si capisce da subito che finisce bene.
  • Sì, è un po’ una favola. Comunque non finisce bene proprio per tutti.
  • Come nelle favole: finisce male solo per i cattivi. Sono un po’ macchiette i tuoi cattivi, tra l’altro, come anche il comandante della caserma.
  • Sì, creare personaggi convincenti mi son reso conto che non è per niente facile. Mi son venuti un po’ meglio quelli in cui riuscivo ad immedesimarmi di più. Ma in una favola anche le macchiette ci stanno.
  • Certo. L’idea del finto cattivo che spende soldi a fin di bene mi è piaciuta. Ma c’è un intento morale nel libro? Volevi insegnare qualcosa? Mi sembra un po’ una parabola, ne ho raccontate anch’io di abbastanza cruente.
  • Sì, ricordo quella dei vignaioli che ammazzano i servi e il figlio del padrone. Comunque non avevo un piano preciso. Inizialmente volevo parlare più che altro del declino del paese, di cosa si potrebbe fare per vivere bene senza ammassarci tutti nelle grandi città, ma a posteriori mi accorgo che c’era un filo. Volevo raccontare un mondo possibile, dove anche in mezzo alla confusione c’è chi cerca la luce. La spiritualità ci è finita in modo automatico, per me è sempre stato un aspetto importante della vita.
  • Già, tra l’altro, ho letto i commenti al tuo post precedente … interessanti.
  • Tu cosa pensi dell’ateismo?
  • Ai miei tempi non c’era. Di Dio potevi decidere di fregartene, ma pensare che non esiste non credo passasse per la testa a nessuno: è un concetto che è nato con la Scienza, con l’idea che l’uomo possa spiegare tutto.
  • Ed è possibile che sia così?
  • Direi di no. Comunque tra un credente che ammette che di Dio non si può dire granché e un ateo che ammette che ci sono ancora tanti misteri da spiegare non ci vedo una grande differenza.
  • Certo. I problemi li creano quelli che pensano di poter spiegare tutto, da entrambi i lati della barricata. Tu comunque hai detto qualcosa di Dio, qualcosa che non è dimostrabile: hai detto che Dio è come un padre per noi, che ci ama. Mi chiedo se si possa davvero dire una cosa del genere. A volte penso al mio cane Elia: lo trovo buffo e simpatico, mi fa tenerezza, ho voglia di prendermene cura… ma non so se questo è amore.
  • Amare vuol dire perdersi in una relazione. Non riuscire neanche più a immaginare che non ci sia. Sbaglierò, ma è un emozione che provi anche tu per il cane.
  • E tu dici che Dio la prova per noi?
  • Io dico che se davvero Dio ha creato il mondo, e continua a tenerlo in vita, dev’essere coinvolto. Un artista non resta indifferente a ciò che ha fatto, hai presente il “Perché non parli?” di Michelangelo? Poi probabilmente Dio gli esseri umani li trova buffi e simpatici, magari anche rompicoglioni, ma l’amore rimane.
  • Beh, grazie della chiacchierata. Allora il libro lo consigleresti a qualcuno?
  • A chi ama le storie. E a chi pensa che anche quelle piccole possano cambiare il mondo.

 

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4 pensieri su “Non tutti nella capitale”

  1. Uno “scrittore” ha il privilegio di scatenare come più gli aggrada la fantasia e, dunque, può persino inventarsi una “conversazione con Gesù”. Non è poi così insolito, perché immagino che i credenti dialoghino direttamente con coloro in cui credono da tempi immemorabili scavalcando bellamente, spesso e volentieri, l’intermediazione di ogni Chiesa o struttura religiosa. Certo, dialogare con Cristo per presentare un libro appena pubblicato può apparire controverso, un cicinin presuntuoso e, per qualcuno, addirittura blasfemo. A me lo scambio di pensieri è piaciuto, quanto meno perché si colloca al di fuori di qualsivoglia classica strategia di marketing che intenda promuovere un prodotto: hai scelto, senza dubbio, un “testimonial al top”, indiscusso ed indiscutibile! Non posso esimermi, però, da qualche puntualizzazione:

    “… l’ateismo è un concetto che è nato con la Scienza, con l’idea che l’uomo possa spiegare tutto…”. Non concordo affatto ma sono pronto a ricredermi se mi fornirai motivazioni valide e condivisibili. Per quanto mi riguarda la Scienza è nata davvero con Galileo e, poi, con l’Illuminismo: sei sicuro che, nei millenni precedenti, non esistessero gli atei? Nemmeno uno? L’idea, poi, che l’uomo possa spiegare tutto con la Scienza non mi appartiene: preferisco il concetto che la nostra specie abbia il dovere di tentare spiegazioni che siano razionali e dimostrabili ma non è affatto sicuro che ci riuscirà davvero prima della prossima, inevitabile, estinzione. Anzi, al contrario, sai benissimo anche tu che ogni nuova scoperta scientifica determina spesso nuove domande, nuove curiosità e nuovi misteri da svelare.

    Ne consegue che – e mi ripeto -, contrariamente a quanto tu sostieni, per me esiste un’enorme differenza “tra un credente che ammette che di Dio non si può dire granché e un ateo che ammette che ci sono ancora tanti misteri da spiegare”: il primo, semplicemente, ha il dono della fede, il secondo no!

    “… Amare vuol dire perdersi in una relazione. Non riuscire neanche più a immaginare che non ci sia. …”. Se ci rifletti, è un concetto che può diventare pericoloso se non si mantiene un certo grado di controllo e raziocinio.

    “… Io dico che se davvero Dio ha creato il mondo, e continua a tenerlo in vita, dev’essere coinvolto …”. Trovo interessante il fatto che perfino Gesù usi il condizionale “se”!

    P.S.
    Il libro lo consiglio anch’io, per il poco che conta!

  2. Esistevano atei anche al tempo di Gesù, anzi molto prima: i sofisti greci, Diagora di Melo ad esempio, pare fosse il primo ateo di cui si sa qualcosa. Ci sono stati Protagora, Epicuro e Lucrezio che erano più agnostici che atei (gli dei potevano pure esistere ma erano considerati superflui). Nel Medioevo l’ateismo era un reato, per cui se ce ne sono stati non hanno lasciato tracce evidenti. Ci sono stati, prima di Galileo, pensatori agnostici o, semplicemente, antidogmatici. Persino Giordano Bruno era più panteista che ateo. Comunque Gesù non conosceva nessuno di questi e nella Palestina dei suoi tempi l’ateismo sarebbe stato impensabile. Continuo a essere d’accordo col mio Gesù sul non vedere differenza tra l’ateo che resta meravigliato dal mistero del mondo e il credente che coltiva il dubbio, che non accetta di aggiungere troppi particolari all’idea di un Creatore. Entrambi accetterebbero la tua frase “la nostra specie ha il dovere (ma direi più la spinta innata) di cercare spiegazioni”. Sul razionale e dimostrabile ho qualche perplessità: accettiamo come importanti molte cose che non lo sono: l’amore, la bellezza … per me il senso del mistero, l’accettazione dei propri limiti sono cose di quel tipo. E certo, anche il mio Gesù deve usare quel “se”: neanche lui può afferrare Dio razionalmente.

  3. Do la mia interpretazione “autentica” di quel SE.
    Gesù non lo usava per introdurre un periodo ipotetico o un condizionale, ma era un SE introduttivo, da cui conseguiva la seconda frase, la principale.
    E’ un SE che vale DATO CHE.
    Un po’ come se io dicessi: “se mi chiedi che il tuo libro mi è piaciuto (=dato che me lo stai chiedendo), ti dico che è davvero stimolante”.

    Credetemi, abbiate fede!
    Me lo ho confermato Lui stesso nel nostro consueto colloquio che anche PìGì affermava valga per molti cristiani.

    Ahaha! Ti ho battuto in quanto a presunzione, eh Vins? 🙂

    Parte seria.
    Non ho capito se questo “dialogo” lo hai postato qui nel Blog per presentare il tuo libro, oppure costituisce davvero la prefazione, introduzione, presentazione, che troveremo sul cartaceo.
    Perché in effetti questa mi risulterebbe nuova.
    Ma mi piace!

    A proposito, il cartaceo lo acquisterò quando rientro a Torino, così da riceverlo a casa senza problemi.
    Vabbè, non riuscirò ad acquistare la N°1, ma la dedica firmata te la chiederò lo stesso!
    😉

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